Qualche indicazione generale su come misurare il carico dall’allenamento e come sfruttare le informazioni derivanti da esso

Nel nostro primo editoriale avevamo parlato di misure, dell’importanza di “misurare” in modo corretto quello che facciamo in allenamento e durante la performance, che sia un match o una gara. Le domande che vogliamo porci in questo nuovo editoriale sono:

Alla prima domanda, in parte, avevamo già risposto nell’editoriale dal titolo: “Non Perdere la Bussola”. Essere consapevoli del peso che un determinato mezzo di allenamento può avere sulla squadra o sul singolo atleta è importante per capire quando, in quale quantità e come somministrare l’allenamento. Potremmo paragonare l’allenamento ad un farmaco: va “somministrato” nelle giuste dosi, con tempi corretti e non può essere usato un farmaco qualunque per curare una determinata malattia. I mezzi di allenamento non sono tutti uguali e non producono tutti gli stessi effetti: in funzione della quantità, del recupero, dello stato in cui si trova l’atleta nel momento in cui gli viene proposto il mezzo allenante (e di altre variabili) si avrà una differente risposta e questa risposta va misurata.

Esistono molti modi per misurare il carico di allenamento. Dobbiamo per prima cosa avere ben chiaro quali fattori fanno variare il valore del carico: durata, intensità, frequenza, condizioni psicologiche ecc.

Stabilito questo, possiamo parlare di carico interno e carico esterno.

Il carico interno è ovviamente soggettivo: se dovessimo proporre lo stesso stimolo (per esempio 1000 metri corsi in 4’00’’) a 5 giocatori diversi, lo stesso stimolo esterno (4’00’’ a 15 km/h) avrà un carico interno differente per ognuno dei giocatori e varierà in funzione di molte cose: livello di allenamento, caratteristiche personali, stato di recupero ecc.

Se non dovessimo misurare in alcun modo (FC, RPE, La) la risposta fisiologica allo stimolo che abbiamo dato (1000 metri in 4’00’’) come potremmo sapere quale effetto ha avuto? Sapremmo solo che ogni giocatore ha corso 1000 metri in 4’00’’ ma forse per qualcuno è stato molto semplice (e quindi non molto allenante) e per qualcun altro è stato durissimo (e quindi forse abbiamo dato uno stimolo che in realtà non avremmo voluto dare).

Partendo dal presupposto che non tutti gli atleti sono uguali possiamo tranquillamente dire che lo stesso stimolo non avrà lo stesso effetto su tutti.

Le caratteristiche personali, il livello di allenamento, la predisposizione mentale alla fatica, il ruolo ed altri fattori sono variabili che devono essere tenute in considerazione nella programmazione dell’allenamento. Per tornare all’esempio di prima (1000 metri in 4’00’’): probabilmente si tratta di uno stimolo molto valido a livello aerobico, ma sarà necessario “settare” in funzione delle diverse esigenze:

Tre lavori differenti per lo stesso obiettivo: l’importante è misurare alla fine cosa è accaduto.

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